Windows, l’aggiornamento di ottobre mette il turbo al PC
Al contrario del passato, le prestazioni miglioreranno anziché decadere.
Dopo tutti i problemi causati dagli aggiornamenti 1809 (l’October Update dell’anno scorso) e 1903 (rilasciato a maggio dopo diversi rinvii) di Windows 10, è solo normale che Microsoft preferisca ora tenere un basso profilo.
È possibile che il via libera per il rilascio venga dato il 2 ottobre, giorno in cui Microsoft terrà un evento per annunciare il Surface Pro 7 e il Surface Laptop 3, e anche che nella stessa data debutti finalmente il nuovo Edge basato su Chrome. Da Redmond, però, ancora non ci sono conferme.
Ciò che è certo è che l’aggiornamento di ottobre per Windows 10, al netto degli eventuali problemi che ormai siamo rassegnati ad aspettarci, dovrebbe essere gradito agli utenti: si concentra infatti sul miglioramento delle prestazioni e su un uso più efficiente della batteria nei portatili.
In particolare, da questa versione Windows 10 farà un uso più attento dei diversi core presenti nei processori moderni, soprattutto per quanto riguarda i processori Intel (con Turbo Boost);per quanto riguarda le CPU AMD, particolari ottimizzazioni sono già state inserite in Windows 10 1903.
«Una CPU» – spiega Microsoft – «può avere più core “preferiti” (processori logici che hanno una classe di scheduling superiore). Per fornire migliori prestazioni e affidabilità, abbiamo implementato una politica di rotazione che distribuisce il lavoro in maniera più equa tra questi core preferiti».
Secondo quanto dichiarato da Intel, il guadagno prestazionale derivante dall’adozione di questa tecnica è di oltre il 15% nei lavori a singolo thread.
Perché tutto ciò si verifichi, però, è necessario che il processore supporti la tecnologia Intel Turbo Boost 3.0, presente nelle CPU Intel Core i7-69xx/i7-68xx, i9-7900X/i9-7920X/i9-7940X/i9-7960X/i9-7980XE/i7-7820X/i7-9800X-9820X/i9-99x0XE/i9-99x0X e in tutti i processori Intel di decima generazione.
La nuova gestione dei core potrà essere tenuta sotto controllo tramite l’utilità, fornita da Intel, chiamata Extreme Tuning Utility (XTU).